🍀 Non ho mai messo nulla della mia vita privata in pubblico, men che meno nei social (scelta).
Questa, l’unica eccezione. Tante le ragioni.
Questa volta, tuttavia, ho deciso di scrivere, raccontando pubblicamente qualcosa di “privato”…qualcosa che non ho mai messo in pubblico, men che meno online. E manterrò questa linea in futuro.
Ma, credo, sia tempo per tutti noi, di dare un piccolo segnale/contributo per far sapere che non è più tempo di “irresponsabilità”…e, per la verità, non lo dovrebbe esser stato neanche in passato, ma la Società (Noi, le nostre relazioni, i nostri vissuti, processi, dinamiche, meccanismi sociali, legami, connessioni, reti sistemiche, culture etc etc….) non se la passa troppo bene, diciamola così… per troppo tempo abbiamo sottovalutato e non curato i fattori che la rendono possibile…non ce ne siamo “presi cura” – e continuiamo a non farlo.
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“Eppure …abitare la vita, la malattia, la sofferenza, la complessità…”respirare” tutto questo proprio nei momenti in cui non ce la fai ….a respirare…
Chi l’avrebbe mai detto di ritrovarsi nei luoghi della cura, in ospedale, anche e soprattutto nei giorni delle festività natalizie… rischiando il respiro …il respiro della vita…
Eppure… proprio questi giorni, in questi luoghi, in mezzo a tante persone che soffrono e lottano per farcela, per continuare a poterla raccontare, per rivedere la luce, per rivedere e ri-ascoltare il respiro (quello proprio e quello degli Altri), i propri cari, gli amici….in mezzo a tante persone che lottano per aiutare e soccorrere….stare accanto anche nei momenti di passaggio/ attraversamento….hanno un valore infinito per me (e non soltanto per me).
Luoghi di grandi paradossi, di aporie inconciliabili, di “ossimori esistenziali”, di dialettiche aperte, insanabili…di sofferenze inenarrabili e improvvise rinascite.
Luoghi in cui tutti gli “estremi esistenziali” si toccano, si abbracciano, si fondono.
Conosco molto bene questi luoghi e queste esperienze…. avendoli attraversati e ‘abitati’ molte volte….
Abituato a lottare, ho avuto tante disavventure nella vita e qualche rinascita.
Oltre alla sofferenza, alla memoria di questa sofferenza, questi attimi infiniti mi hanno sempre lasciato anche nuove visioni e prospettive. Corpo e mente, “dentro” e “fuori”, il pensare e la percezione, il pensiero e (è) l’azione…le “false dicotomie” di cui parlo da tanti anni.
Questa esperienza è/è stata ancor di più di ‘confine’, nel profondo. Per tutti coloro che l’hanno vissuta o la stanno ancora abitando. Anche nell’essere accanto agli Altri. Il respiro, il respiro della vita, il respiro della complessità*.
Quanta sofferenza in questi luoghi, quanta indifferenza, quanta disumanità… (quanta scientifica disorganizzazione) ma, allo stesso tempo, sempre in questi luoghi, proprio nei momenti in cui, anche umanamente, si toccano ‘fondi’ che sembrano non arrivare mai, l’Umanità ritorna…nei gesti, negli sguardi, nelle disperazioni, nei vissuti…negli occhi… nei respiri, nei gesti di vicinanza e fraternità, nonostante non ci si conosca…
…quella meravigliosa e inesplorabile profondità e complessità della vita, che neanche la paura del virus – quello dell’egoismo, dell’indifferenza e dell’irresponsabilità …quello dell’interesse particolare – è riuscita a trasformare.
Proprio in questi giorni, ha un profondo significato e valore…esser qui.
☀️ Abitare, respirare la sofferenza….Nessuno se lo sarebbe o lo avrebbe mai augurato a nessuno, ancor di più se la lotta è quella per sopravvivere.
Eppure …abitare la vita, la malattia, la sofferenza, la complessità…”respirare” tutto questo proprio nei momenti in cui non ce la fai ….a respirare… …all’improvviso, arriva, ti soccorre un “respiro diverso”, che manca ma che, contemporaneamente, ti apre ulteriormente lo sguardo….lo sguardo sulle nostre esistenze…
Lo sguardo …sulle nostre debolezze, sulla nostre vulnerabilità, sulla nostra incompletezza…sul nostro essere sempre un “noi”, tanti “noi”… sul nostro (inter)dipendere, comunque e sempre, dagli Altri…anche quando sprofondiamo negli egoismi e nell’indifferenza, nella ricerca ossessiva dell’utilità e/o nel freddo calcolo e misurazione della Vita, ridotta, sempre più ridotta, semplificata, svalutata, non “calcolata”, se non matematicamente ed economicamente.
Quanto ho pensato, quanto ho pensato… prima di pubblicare questa breve riflessione…. tanto, tantissimo….un tempo vissuto come esteso, dilatato, infinito. Non è finito mai quel tempo e mai potrà finire…
E così, questa volta ho deciso di scrivere, raccontando pubblicamente qualcosa di “privato”…qualcosa che non ho mai messo in pubblico, men che meno online. E continuerò a mantenere questa linea in futuro.
Ma, credo, sia tempo per tutti noi, di dare un piccolo segnale/contributo per far sapere che non è più tempo di “irresponsabilità”…e, per la verità, non lo dovrebbe esser stato neanche in passato, ma la Società (Noi, le nostre relazioni, i nostri vissuti, processi, dinamiche, meccanismi sociali, legami, connessioni, reti sistemiche, culture etc etc….) non se la passa troppo bene, diciamola così… per troppo tempo, abbiamo sottovalutato e non curato i fattori che la rendono possibile…non ce ne siamo “presi cura” – e continuiamo a non farlo. Illusi di aver “tutto sotto controllo”.
Ora, ora, ora… è l’attimo da cogliere ….ognuno deve fare la sua parte, al di là di tutto e di ogni discorso, di ogni appartenenza….
Anche per pensare, concretamente, a quel famoso “lungo periodo” e a quel “cambiamento sistemico” che tutti invocano, per ora soltanto come slogan e/o in sofisticate campagne di marketing politico e sociale.
Continuando, peraltro, a riprodurre quello che ho chiamato “l’errore degli errori” (1995-96 e sgg.). Continuando a confondere “meccanismi” e “organismi”…(ibidem)
Continuando a non esser in grado di abitare le zone di confine, la devianza e ciò che riconosciamo come “anormale”…
Sempre poco consapevoli di come non tutto sia “osservabile” (e misurabile), men che meno la sofferenza e le emozioni.
Continuando a non comprendere i limiti e, allo stesso tempo, l’ambivalenza e la complessità dell’Umano e del Sociale, della sofferenza, dell’incompletezza, delle fragilità che ne sono elemento costitutivo.
Quanto siamo ancora lontani, non soltanto dal “comprendere”, dalla “cura” e, ancor di più, dal “prendersi cura”. Parliamo sempre di complessità senza aver minimamente (appunto) compreso la dimensione intimamente sistemica e relazionale della Vita e di tutte le variabili che la caratterizzano.
Continuando ad “isolare” e separare, a tentare di eliminare ogni errore e imprevedibilità, ogni fragilità e/o conflitto, a tutti i livelli, anche e soprattutto nei saperi e nella ricerca, oltre che nelle organizzazioni e nella Vita, rischiamo di perdere anche la nostra umanità (ibidem).
Auguri affettuosi a tutte/i, con il pensiero, come sempre, rivolto a chi sta soffrendo, a chi non potrà festeggiare per tantissimi motivi, a chi lotta, a chi è in prima linea….nel tentativo di recuperare il respiro della vita (complessità).
Piero Dominici