Edgar Morin abitatore del tempo dell’imprevedibilità.

Oggi Edgar Morin, Edgar, compie 100 anni!

Per celebrare, ancora una volta, l’intellettuale e la Persona, il Maestro e l’Amico, condivido il mio testo estratto dal libro di Mauro Ceruti (a cura di), “Cento Edgar Morin. 100 firme italiane per i cento anni dell’umanista planetario”, Mimesis Edizioni, 2021. Di seguito, il link alla pagina del testo: http://mimesisedizioni.it/cento-edgar-morin.html#yt_tab_products3

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Edgar Morin abitatore del tempo dell’imprevedibilità.

A Edgar Morin, sociologo, filosofo, intellettuale…ma soprattutto Maestro e Amico oltre il tempo.

È operazione, non soltanto complicata, quasi ai limiti dell’impossibile, provare, in poche parole, a ricostruire, anche soltanto a tratteggiare, la figura e il contributo assolutamente straordinari, come intellettuale, ricercatore e, ancor di più, come Persona, di Edgar Morin. Oltre che con la sua sterminata opera transdisciplinare, scientifica e di divulgazione, Edgar Morin è testimone, ancor più significativo, con la sua vita, le sue scelte e le sue esperienze, il suo coraggio, la sua autonomia e indipendenza di pensiero e azione; è testimone, oltre che di diverse epoche storiche, di questo tempo dell’imprevedibilità e della ipercomplessità.

Raramente un intellettuale di questo rilievo e di questa statura, anche dal punto di vista etico e delle responsabilità assunte, ha saputo tenere insieme, è stato in grado di far/lasciar coesistere anche, e soprattutto, nella sua esistenza e nel suo vissuto, le idee, le tensioni, le emozioni, le ambivalenze, i dilemmi, i paradossi, le contraddizioni, i lati oscuri, le debolezze e le vulnerabilità, i Demoni che, da sempre, caratterizzano e strutturano il Sociale e l’Umano; e lo ha fatto senza mai tenerli nascosti, senza alcun timore, senza alcuna paura, di affrontarli guardandoli in faccia.

Il pensiero, l’azione, il metodo, la ricerca incessante e instancabile della libertà e dell’Altro da Noi, del Vivo del Soggetto, di un Umanesimo Planetario.

La ricerca incessante e instancabile, l’apertura e la sensibilità, la tensione infinita verso la conoscenza ma anche verso l’ignoto: questo è Edgar Morin, figura oltretutto di straordinaria e incredibile generosità.

La Persona e l’intellettuale, l’Essere umano e lo studioso, il pensiero e l’azione, la vita e la ricerca: un’unica entità, un’unica figura, un’unica energia dalle infinite sfumature e aperture; un modo e un metodo di essere, di esistere, di rapportarsi con l’Altro, di osservare e conoscere, in altre parole, di abitare la (iper)complessità, calati perfettamente e coerentemente nello studio e nella ricerca scientifica, nella conoscenza della conoscenza e nella ricerca di un senso comune e di nuovi immaginari.

Percorsi di pensiero e ricerca portati avanti nella profonda consapevolezza delle relative implicazioni epistemologiche e etiche che sono alla base, non soltanto della conoscenza di senso comune e della conoscenza scientifica, ma anche, e soprattutto, del nostro stesso esistere. Edgar Morin, Edgar, anche in questa prospettiva di analisi e discorso, non ha mai tenuto separate la vita e la conoscenza della vita, la vita e la ricerca della conoscenza, la fondazione di un Metodo e l’incontro con l’Altro, le emozioni e la razionalità; la conoscenza e la (rara) consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre inadeguatezze di esseri umani.

Dall’analisi dei fenomeni culturali alla fondazione di una sociologia della cultura (Lo spirito del tempo) e della complessità, dall’epistemologia delle scienze umane e sociali – si veda, in particolare, Il Metodo, opera fondamentale e poderosa – alla metodologia della ricerca, dalle sfide della (iper)complessità e dei nuovi paradigmi – si veda Il Paradigma perduto – alla riforma dell’educazione e del pensiero, nel quadro di una produzione sterminata; dalla riforma della Politica alla Cittadinanza Terrestre, dalla Democrazia cognitiva all’Umanesimo Planetario: una poliedricità ed una capacità estremamente rara, di approfondire, disvelare la natura intrinseca e complessa, ambigua e multidimensionale delle questioni e dei fenomeni osservati, senza cadere nella superficialità e/o nell’individuazione di scorciatoie e vie semplici.

Percorsi di studio e ricerca che sono anche percorsi di vita, oltre che segnati da un’originalità e profondità dell’analisi, da sempre, coniugate con una modestia e una capacità di ascolto davvero rare.

La sua epistemologia dell’incertezza trasformata da presupposto fondamentale nel cammino verso la conoscenza e l’Umano, a pre-requisito e presupposto esistenziale.

Attraversiamo e proviamo ad abitare un’epoca segnata da profondi mutamenti e processi di sintesi complessa, le cui implicazioni epistemologiche ed etiche, oltre a spalancare di fronte a noi prospettive e traiettorie del tutto inedite, non siamo in grado di valutare. Una fase accelerata di cambiamento radicale dei paradigmi e di trasformazione antropologica che si concretizza nel progressivo ribaltamento dell’interazione complessa tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale*(1995).

Confini e limiti, tra natura e cultura, tra naturale e artificiale, che sono completamente saltati, in virtù e in conseguenza delle straordinarie scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche; confini e limiti destinati a trasformarsi sempre più in zone ibride e di contaminazione che, almeno per ora, trovano le nostre istituzioni educative e formative, così come le culture organizzative pubbliche e private, impreparate e inadeguate.

Fondamentale ripartire dalla cura del pensiero, dall’urgenza di “ripensare a come pensiamo” e di definire un sistema di pensiero adeguato alla (iper)complessità del mutamento in atto.

E’ tempo di ripensare la stessa idea e definizione di “scienza”, accettando la sfida, epistemologica e metodologica, di osservare (e provare a conoscere) anche il non-osservabile, e di considerare significativo, nei percorsi/nelle prospettive di ricerca scientifica, anche ciò che non è misurabile in termini quantitativi.

In altre parole, occorre ripartire anche da una rinnovata consapevolezza: l’idea / la visione / la prospettiva di trasformare/di tradurre/di semplificare e ridurre il “qualitativo” (la complessità della vita, del sociale, dell’Umano) in “quantitativo”, in dati quantitativi, è ingannevole, fuorviante e, perfino, presuntuosa.

Il contributo di Edgar Morin è fondamentale per rintracciare e riconoscere i legami, le connessioni e le interdipendenze tra le parti, tra i processi, tra i fenomeni, tra le Persone.

La sfida delle sfide è, evidentemente, una sfida soprattutto educativa… cercando l’Altro, l’Umano e la Vita.

 

NOTA BIO

Prof. Piero Dominici (PhD), sociologo e filosofo dell’Univ. degli Studi di Perugia, Fellow della World Academy of Art and Science, è Scientific Director dell’International Research and Education Programme on Human Complex Systems.