Le radici della pianta.

Le radici della pianta.

 

Il cambiamento culturale, il futuro…il dito e la luna. 

 

Ogni tanto ci torno sopra, ci debbo tornare sopra, ma – sia chiaro – nulla di nuovo…

Perché non ci sono soltanto le strutture, i sistemi e le logiche di sistema…ci sono anche, e soprattutto, le Persone e lo spazio (sistemico) educativo, comunicativo, relazionale…

Lo dichiaro subito, ogni volta: nella consapevolezza che qualsiasi generalizzazione sia sempre sbagliata e che vadano sempre considerate le eccezioni (che tali sono)

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Dopo aver assistito a numerose gare sportive e a qualche partita di calcio tra ragazzine/i, ma anche (e purtroppo) a diversi incontri e riunioni nelle scuole tra insegnanti e genitori, pensavo davvero di aver visto (quasi) tutto quello che c’era da vedere per ciò che concerne la ben nota “questione educativa e culturale”. Una questione che, non soltanto per la sua complessità, profondità e rilevanza sistemica, continua ad essere sottovalutata – nonostante ora se ne parli/scriva molto – e che, da molti anni ormai, seguo e mi appassiona, non soltanto come studioso e ricercatore. In questa breve riflessione (come sempre, integrata con numerosi collegamenti ad altri testi e pubblicazioni), vi parlerò, pertanto, di situazioni di vita pubblica, particolarmente, ‘significative’ e dalla (ancora) notevole valenza simbolica e sociale.

Mi sto riferendo, in particolare, a quelli che dovrebbero essere (sono) tra i momenti più alti/solenni, belli, emozionanti e significativi nella vita/crescita/maturazione di un/una giovane e che, spesso (parlo di situazioni vissute in prima persona, nel corso degli anni), si trasformano – purtroppo – in un’occasione più unica che rara per esibirsi in comportamenti arroganti, estremi, connotati da una profonda maleducazione e indifferenza/menefreghismo nei confronti degli altri. Il tutto con la sola finalità di mettersi in mostra e apparire, di sembrare/apparire “altro”; un’occasione più unica che rara per dare il meglio di sé nel vestirsi, quasi mascherarsi, in maniera così appariscente e inadeguata che neanche alla Mostra del Cinema di Venezia; un’occasione più unica che rara nell’ostentare tutto, nel gridare come se si fosse in televisione o ad un concerto, nel fare tifo per il proprio candidato/la propria candidata proprio come se si fosse allo stadio o in una competizione canora (talvolta, usando perfino trombe, tamburi e fumogeni).

Un’occasione più unica che rara per farsi “personaggi” con l’uso di un linguaggio e di parole che debbono essere le più volgari possibile, ma soprattutto con atteggiamenti e comportamenti incredibili; perché occorre sempre stupire, essere sempre al centro…(di che cosa non si sa…).Tutti sul palcoscenico, tutti proiettati in un’assurda gara/competizione a chi appare e si mette di più in mostra…una competizione che viene “vinta”, evidentemente, dai più maleducati, dai più arroganti e prepotenti, da chi mostra di non rispettare nessuno. Situazioni di vita pubblica che diventano quasi dei reality shows, senza alcuna interruzione né pausa pubblicitaria. Come nella vita quotidiana e sociale di tutti i giorni; come nella vita pubblica di questo straordinario, ma in costante declino, Paese.

E, come ripeto ogni volta, le tecnologie della connessione e i social hanno ‘soltanto’ amplificato, reso ancor più visibile, qualcosa di molto profondo e complesso che continuiamo a non affrontare o, nella migliore delle ipotesi, affrontiamo con approcci e competenze, a dir poco, inadeguate, nel quadro di spiegazioni e soluzioni, ancora una volta, deterministiche e riduzionistiche. Assistiamo ad un continuo sfoggio di narcisismo ed esibizionismo – arricchiti, come detto, di maleducazione, arroganza e ignoranza – che ha pochi eguali anche nella cd. era del narcisismo/immagine. E, così, tra le tante situazioni di vita quotidiana sulle quali potrei/potremmo addurre infiniti esempi, questa volta mi soffermerò sulle sedute di laurea e, più in generale, su situazioni di vita accademica (presenti anche in quella scolastica, forse, anche di più) che sono davvero preoccupanti, per non dire inquietanti: semplicemente osservando, appunto, gli atteggiamenti e i comportamenti di genitori, parenti, amici delle ragazze e dei ragazzi che discutono la loro tesi e si laureano (momento fondamentale e senz’altro emozionante per tutti!), ben si comprendono il malessere e il declino del legame sociale (vecchia, vecchissima questione) e, più in generale, di ciò che chiamiamo “società” (Noi).

Un malessere profondo dettato – a mio avviso – soltanto in minima parte dalle condizioni economiche di persone e famiglie, anzi. In queste situazioni, peraltro, si vedono e s’incontrano famiglie di tutte le estrazioni e le condizioni economiche.

Con tutte le eccezioni del caso, ma tali restano.

Quanta maleducazione, quanta arroganza, quanta indifferenza, quanto menefreghismo e mancanza di rispetto nei confronti di tutti, degli altri ragazzi e delle altre famiglie, e non soltanto dell’Istituzione e, più in generale, di chi lavora. Pensano (quasi) tutti soltanto a loro stessi, ai loro cari, ai loro amici, soltanto ai loro ‘amici’, che riprendono, in ogni modo e con ogni mezzo, quasi in religioso silenzio (perché il video dev’esser perfetto, che poi deve girare sui social), sempre però preoccupandosi di apparire e ostentare ogni cosa, dentro logiche di un eccesso e di una trasgressione (???) che non conducono da nessuna parte; al contrario, quando a presentare/discutere il loro elaborato e/o ad attendere la proclamazione sono gli Altri, succede di tutto, di tutto…di tutto! Vi risparmio le descrizioni meticolose di situazioni a dir poco surreali, ma potrete facilmente intuire a quali atteggiamenti e comportamenti mi riferisca; davvero cose incredibili (ormai credibilissime), che voi “umani” neanche immaginatenon ci si fa mancare davvero nulla! Una maleducazione e un’arroganza che ritroviamo ormai come elementi distintivi (e positivi) – quasi degli “indicatori” di personalità e autorevolezza – in tutte le situazioni della nostra vita quotidiana: dai viaggi in treno/in aereo alle piazze, dai cinema ai bar, dai comportamenti degli automobilisti nel traffico a quelli della cosiddetta movida.

Ma, anche in questo caso, come dare colpe/responsabilità agli adolescenti e ai giovani? Avremmo urgenza, invece, di tornare a riflettere e operare un’analisi approfondita sulle cd. agenzie di socializzazione, in particolare sulle famiglie e i contesti educativi di provenienza (consapevoli di quanto, in ogni caso, le generalizzazioni siano sempre sbagliate). In tal senso, continuo a ripetermi: quando si progettano e realizzano interventi educativi nelle scuole (p.e. contro il bullismo, la violenza e le forme di discriminazione etc.), le famiglie andrebbero coinvolte come primi interlocutori, dovrebbero essere sempre centrali e ‘oggetto’ di particolare attenzione, in una prospettiva che non può che essere “sistemica”, insieme a tutti gli altri attori protagonisti dei processi educativi. D’altra parte, è proprio osservando i genitori (fin dai tempi dei primi anni di scuola e, in special modo, nei rapporti con gli insegnanti, le istituzioni e le regole comuni), in particolare, ma anche altre figure educative importanti, che si comprende davvero molto/tutto: al di là delle parole e del linguaggio (“dimensioni” fondamentali, condizioni necessarie ma non sufficienti, sia per spiegare che affrontare le questioni), gli atteggiamenti e i comportamenti sono determinanti, da sempre!

Come genitori, come figure educative, come insegnanti…più delle parole (mi ripeto, molto importanti) contano i comportamenti, conta l’esempio che viene dato ai bambini, prima, e ai giovani, poi. A coloro che, nel corso dei processi di socializzazione ed educativi, nel cammino complesso verso la maturazione cognitiva, intellettuale ed emotiva, dovrebbero “trasformarsi” in Persone, ancor prima che in “cittadini”. Lo dico anche come docente universitario: l’esempio e la coerenza (rispetto a ciò che si afferma/professa) sono fondamentali! Da questo punto di vista, davvero poca la consapevolezza di non essere dei semplici “trasmettitori/ripetitori di nozioni”, dal momento che siamo, prima di ogni altra cosa, educatori.

Ecco perché la “questione educativa e culturale” è profonda e complessa e, contrariamente a quanto si è creduto in questi ultimi decenni, non la si può risolvere, in alcun modo, con i consueti interventi calati dall’alto senza conoscere situazioni e contesti, che hanno natura complessa, ambivalente e sistemica; non bastano i tradizionali approcci e/o modelli imposti o, peggio ancora, non bastano le campagne di comunicazione e il ricorso sistematico a sofisticatissime strategie di marketing.

“Questione educativa e culturale” che, in tutte le sue possibili declinazioni, sfumature (cultura della furbizia, cultura dell’arroganza, legalità, corruzione, discriminazione, clientelismo, il ben noto “familismo amorale” etc. etc.); in tutti i possibili ambiti/campi/settori della vita sociale e pubblica, costituisce, “è” – come sostengo da molti anni – il vero nervo scoperto di un Paese e di una società (NOI) che, oltretutto, continuano ad essere fortemente feudali e corporativi. Dimensioni e questioni profonde, e profondamente radicate nel tessuto sociale e nelle Persone…

Questione educativa e culturale” – come ripeto ogni volta – questione sottovalutata da sempre, anche se a livello mediatico e di discorso pubblico potrebbe sembrare il contrario. Maleducazione, arroganza, narcisismo, indifferenza, menefreghismo, cultura della furbizia (sulla ben nota confusione tra furbizia e intelligenza siamo tornati più volte…come noto, i furbi si sentono sempre più intelligenti degli altri): tutte dimensioni dominanti/egemoni che vengono riprodotte e rappresentate nelle grandi narrazioni mediatiche, riprese e ri-alimentate, a loro volta, dai/nei social.

Oggi, lo ripeto con una certa amarezza, tutti ne parlano/scrivono…abusando di etichette e concetti che, pur nati nel mondo del pensiero e della ricerca, perdono, in tal modo, tutta la loro efficacia e potenza non soltanto descrittiva.

 

La responsabilità…le responsabilità

Infine, come sempre e da sempre, non intendo certo tirarmi indietro, soprattutto in questo caso, soprattutto nella riflessione (amara, anche se continuo a credere ed impegnarmi, come tanti, per provare a cambiare le cose) sulle nostre istituzioni educative e formative: ci sono responsabilità anche da parte di tutti noi che le abitiamo e ci lavoriamo. Al di là dei discorsi sulla Politica e su un Paese che, da decenni, non investe su educazione, formazione e ricerca, probabilmente, anche noi che amiamo la nostra Università e la nostra Scuola, non siamo stati in grado, in qualche modo, di difendere/ribadire/riaffermare e, perché no, condividere/comunicare (nel senso più profondo del termine…e non della comunicazione ridotta a marketing), l’importanza, la valenza assolutamente strategica, il valore assolutamente fondante, per il nostro “vivere insieme” e per la stessa democrazia, delle nostre istituzioni educative e formative, e non soltanto dell’educazione e della formazione.

È tempo di recuperare alcune consapevolezze per andare oltre il livello degli slogan, delle parole, dei discorsi e degli spot ad effetto; ripartendo dalle basi del legame sociale e dalla ri-attivazione dei meccanismi – che sono “sociali” – della fiducia e della cooperazione (1996). E, non è inutile ripetermi, in tutte queste dinamiche complesse, l’educazione e la formazione hanno un ruolo di vitale importanza. Altrimenti…altro che società/economia della condivisione, altro che inclusione, altro che economia circolare, altro che sistemi/ecosistemi sostenibili…altro che “Persone/Cittadini al centro”.

E continueremo a voler contrastare l’arroganza, la prepotenza, la violenza, l’odio, le forme di discriminazione, il razzismo, l’individualismo egoistico e narcisistico, ma anche la cultura della furbizia, l’illegalità, guardando, come sempre, il dito e non la luna…

E, magari, continueremo a prendercela con media e social, con il digitale, con Internet;  e continueremo ad inventare concetti e definizioni, convinti che il dare un nome alle ‘cose’ significhi averne compreso il senso e la complessità.

E, magari, parleremo di “maleducazione digitale”, di “arroganza digitale”, di “indifferenza digitale” (ancora non le ho lette/sentite) o di “empatia digitale” (questa l’ho letta, eccome!).

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Ri-allargando lo sguardo

“Il pericolo serio e concreto è quello di continuare a interpretare ed affrontare questa crisi, così drammatica, affidandosi a spiegazioni riduzionistiche e deterministiche e, contemporaneamente, sottovalutando la “questione culturale” e uno dei grandi “mali” del nostro tempo, ad essa correlato: l’indifferenza” Con tutti i rischi legati alla “ricerca ossessiva della semplificazione” (valore importante ma non “assoluto”, come provo a spiegare fin dalla metà degli anni Novanta), che talvolta/spesso coincide con il navigare in superficie senza… immergersi nella (iper)complessità dei problemi e della vita. (Dominici, 1995, 1998 e sgg.).

La crisi contemporanea, infatti, riguarda da vicino i sistemi di orientamento valoriale e conoscitivo, le credenze e le pratiche condivise, i meccanismi sociali della fiducia e della cooperazione su cui, non soltanto si fonda il legame sociale, ma poggia l’idea stessa di civiltà, di Persona, di dignità umana, di cittadinanza e di democrazia” (cit.).

 L’ipercomplessità e una crisi non soltanto economica. Ripensare il sapere e lo spazio relazionale

https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2015/07/03/lipercomplessita-e-una-crisi-non-soltanto-economica-ripensare-il-sapere-e-lo-spazio-relazionale/?refresh_ce=1

Next Learning “Piero Dominici: viaggio nel territorio della complessità e della cittadinanza”

https://nextlearning.it/2017/09/18/piero-dominici-viaggio-nel-territorio-della-complessita-della-cittadinanza/

Rinvio anche a:

La società asimmetrica* e la centralità della “questione culturale”: le resistenze al cambiamento e le “leve” per innescarlo (Il Sole 24Ore, 2015) https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2015/09/23/la-societa-asimmetrica-e-la-centralita-della-questione-culturale-le-resistenze-al-cambiamento-e-le-leve-per-innescarlo/

 

L’educazione (e/è la democrazia) … tra conformismi e propensione all’accodamento culturale

https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2020/02/09/leducazione-ee-la-democraziatra-conformismi-e-propensione-allaccodamento-culturale/

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E già…ogni volta ci si torna…forse un giorno ce la faremo…piano piano.

Potrei ri-condividere come altri (non tanti, per la verità…) decine di articoli e saggi su tali questioni (cruciali)…ogni volta sembra che se ne prenda atto e/o che, chi lo sostenga, affermi qualcosa di rivoluzionario…ma, poi, si prosegue nelle direzioni di sempre!

La Scuola, l’Università, l’Educazione, la #Cultura “al centro”, il “Nuovo Umanesimo”, lo “Human Centric Approach” (concetti e termini in inglese, non da oggi, sempre utili e funzionali per restituire originalità e portata rivoluzionaria a temi e questioni che, evidentemente, non ce l’hanno) parole, concetti, definizioni, argomentazioni, che, a forze di ripeterle sono diventate – come spesso capita – degli slogan, delle parole-etichetta che non hanno mai trovato una loro concreta traduzione operativa; sembra che il tempo non sia mai passato…

Come ripeto da oltre vent’anni ormai, “l’economia e l’innovazione tecnologica, perfino le leggi (fattori/condizioni necessarie, ma non sufficienti), non bastano ad innescare il cambiamento più profondo e necessario, quello sociale e culturale…” (Dominici,1995 e sgg.)

Economia e/vs Società …Società ed Economia (…dico sempre: sulle spalle dei giganti, con problemi di vertigini) …Vecchie e “false dicotomie”.

 

Ri-condivido soltanto alcuni articoli e saggi, senza andare troppo indietro nel tempo (p.e. agli anni Novanta):

La CULTURA: “motore” del cambiamento e agente di cittadinanza. L’importanza di una visione sistemica (2015) – prima versione più asciutta è stata pubblicata su Il Sole 24 Ore nel 2014 (nei vari formati)

https://www.statigeneralinnovazione.it/online/la-cultura-motore-del-cambiamento-e-agente-di-cittadinanza-limportanza-di-una-visione-sistemica/

La “questione culturale” e il problema della responsabilità: il ruolo strategico di scuola e istruzione.In cerca di “teste ben fatte”(2014)

https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2014/04/19/la-questione-culturale-e-il-problema-della-responsabilita-il-ruolo-strategico-di-scuola-e-istruzione-in-cerca-di-teste-ben-fatte/

Educazione, perché è necessaria una #innovazione inclusiva – (vecchio contributo) un approccio e percorsi di #ricerca dal’95 #CitaregliAutori #MIUR #scuola #università (2016)

https://www.forumpa.it/temi-verticali/scuola-istruzione-ricerca/educazione-perche-e-necessaria-una-innovazione-inclusiva/

“Piero Dominici: viaggio nel territorio della complessità e della cittadinanza” via #NextLearning (conversazione in più episodi con il prof. Gianfranco Marini) (2017)

https://nextlearning.it/2017/09/18/piero-dominici-viaggio-nel-territorio-della-complessita-della-cittadinanza/

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Da una vecchia definizione ….

Come sempre, senza “tempi di lettura”

NB: Il testo è ricco di link e collegamenti ipertestuali e presenta, come sempre, dei percorsi bibliografici di approfondimento.

“L’innovazione è un tema cruciale per far fronte alle sfide della società ipercomplessa e della rivoluzione digitale, ma l’innovazione deve essere inclusiva e costruita dal basso e attraverso la negoziazione e può realizzarsi solo se fondata su sull’educazione e la formazione. Quando l’innovazione è calata dall’alto e segue vie esclusivamente legislative i rischi sono quelli di una “cittadinanza illusoria” e di una “innovazione tecnologica” senza cultura”. (cit. 1996 e sgg.)

Una riflessione (e un’analisi) che non può non partire da alcuni brani estratti dalla recente pubblicazione del “Rapporto Istat sulla Conoscenza 2018” e da alcune premesse fondamentali che, purtroppo, non possono mai essere date per scontate.

Un approccio e percorsi di ricerca dal’95

#CitaregliAutori

https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2018/03/08/uninclusione-per-pochi-la-civilta-ipertecnologica-verso-la-societa-dellignoranza-1996/

 

“Nella società ipercomplessa, la strategia è saltare le separazioni”

http://www.vita.it/it/interview/2017/06/09/nella-societa-ipercomplessa-la-strategia-e-saltare-le-separazioni/119/

 

Research since 1995: https://link.springer.com/article/10.1007/s40309-017-0126-4#Sec6

N.B. Condividete e riutilizzate pure i contenuti pubblicati ma, cortesemente, citate sempre gli Autori e le Fonti anche quando si usano categorie concettuali e relative definizioni operative. Condividiamo la conoscenza e le informazioni, ma proviamo ad interrompere il circuito non virtuoso e scorretto del “copia e incolla”, alimentato da coloro che sanno soltanto “usare” il lavoro altrui. Le citazioni si fanno, in primo luogo, per correttezza e, in secondo luogo, perché il nostro lavoro (la nostra produzione intellettuale) è sempre il risultato del lavoro di tante “persone” che, come NOI, studiano e fanno ricerca, aiutandoci anche ad essere creativi e originali, orientando le nostre ipotesi di lavoro.

I testi che condivido sono il frutto di lavoro (passione!) e ricerche e, come avrete notato, sono sempre ricchi di citazioni. Continuo a registrare, con rammarico e una certa perplessità, come tale modo di procedere, che dovrebbe caratterizzare tutta la produzione intellettuale (non soltanto quella scientifica e/o accademica), sia sempre meno praticata e frequente in molti Autori e studiosi.

Dico sempre: il valore della condivisione supera l’amarezza delle tante scorrettezze ricevute in questi anni. Nei contributi che propongo ci sono i concetti, gli studi, gli argomenti di ricerche che conduco da vent’anni: il valore della condivisione diviene anche un rischio, ma occorre essere coerenti con i valori in cui si crede.

 

Buona riflessione!

Immagine: Autunno di Jacek Yerka

 

Prof.Piero Dominici,

Fellow of the World Academy of Art & Science,

Scientific Director of the Complexity Education Project

Director (Scientific Listening) of the Global Listening Centre

International Scientific Award “Elisa Frauenfelder”

e-mail: piero.dominici@unipg.it